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Tra Londra e l'azzurro: intervista a Valeria Fedrighi

Spesso ci occupiamo delle avventure delle nostre ragazze in giro per il mondo, parlare con loro serve ad aprire delle finestre su realtà diverse che talvolta, sorprendentemente, non sono poi così lontane dalla nostra.
Oggi lasciamo la parola a Valeria Fedrighi, 2a linea azzurra e fresca campionessa d'Inghilterra con Saracens, per capire meglio verso quale direzione si muove il rugby in rosa fuori dall'Italia e provare a chiedersi se questa strada potremo (e quando) cominciare a percorrerla anche noi. Ecco cosa ci ha raccontato Valeria, toccando tanti temi e siamo certi che certe risposte non mancheranno di sorprendervi.

Valeria Fedrighi in campo nella finale della Tyrrells Premier 15s tra Saracens Women ed Harlequins Ladies. (Foto Courtesy: Jordan Mansfield/Getty Images Europe)
1. Per prima cosa benvenuta Valeria e grazie di aver dedicato parte del tuo tempo a rispondere alle nostre domande. Dopo il bellissimo mondiale disputato in Irlanda, sei reduce dal titolo conquistato con Saracens nella prima stagione della Tyrrels 15s Premier League, a parte l'infortunio nel Sei Nazioni, la stagione 2017/18 è stata certamente da ricordare. Adesso dove vuole arrivare Valeria? 

Ciao a tutti, mi fa molto piacere essere qui. Comincio dicendoti che il mio ultimo anno è stato sicuramente molto intenso: il mio primo 6nazioni nel 2017, poi il mondiale, il trasferimento a Londra e la fantastica stagione con Saracens! Ora non so ancora precisamente cosa mi riserverà il futuro ma penso che trascorrerò un altro anno in Inghilterra. L'obiettivo è sempre quello di migliorare. I traguardi raggiunti sono buoni, ma c'è sempre qualcosa su cui lavorare. Personalmente so che devo lavorare ancora tantissimo e qui ho delle fantastiche compagne di squadra dalle quali posso davvero imparare molto. 

2. Riguardo al trasferimento in Inghilterra, cosa ti è piaciuto di più di questa nuova realtà cosa invece ti ha messo alla prova? 

Parlando del trasferimento, Londra è una città fantastica e piena di vita. Se devo dire qualcosa che non mi è piaciuto è sicuramente il meteo! Pioggia e vento sono all'ordine del giorno e, tra l'altro, mi hanno detto che questo è stato un inverno particolarmente freddo rispetto al solito. Non è proprio il massimo... 

3. Come ti sei trovata a livello tecnico? 

Il livello della squadra è sicuramente alto: quasi tutte le ragazze sia della prima che della seconda squadra (Saracens deve avere per forza prima e seconda squadra femminile per partecipare al massimo campionato, ma ci alleniamo sempre tutte insieme) hanno delle skills e dei fondamentali molto solidi, visto che molte di loro hanno iniziato a giocare da bambine. Grazie a questo (o almeno credo che sia dovuto anche a questo) si riescono a svolgere degli ottimi allenamenti, con un'intensità piuttosto alta. Il mio livello tecnico è sicuramente da migliorare, ma sono riuscita gradualmente a crescere ed adattarmi a quello delle mie compagne. 

4. La competizione fra compagne di reparto è forte? Nel tuo ruolo abbiamo visto giocatrici molto valide... 

Nel mio reparto la competizione non manca: Sonia Green gioca per Saracens dal 2002 (spero di non sbagliarmi), Rosie Galligan gioca per l'Inghilterra U20 e Tessa Wijmans per la nazionale Olandese. Sono tutte ottime giocatrici e io cerco di trovare il mio spazio all'interno di questo gruppo. Per fortuna ho dalla mia parte una buona "fisicità"! 

5. Quali sono state secondo te le aree in cui sei migliorata di più? 

Credo (e spero) di essere migliorata sotto diversi aspetti. Sicuramente nella touche e nel gioco aperto, ma allo stesso tempo sono gli stessi ambiti su cui devo lavorare ancora tanto. Rimango con la consapevolezza che c'è sempre da migliorare e che non si può mai smettere di lavorare su certi aspetti. 

6. Saracens è una delle realtà ovali più ricche e strutturate del mondo, come lavorate solitamente sul campo? A quale tipo di risorse avete accesso? 

Forse ti sorprenderà sapere che facciamo solo due allenamenti a settimana sul campo, il martedì e il giovedì. Spesso (ma non sempre) si inizia alle 19.00 con le skills individuali o video analisi, per poi andare in campo verso le 20.00. Solitamente facciamo circa 20 minuti di preparazione atletica, poi inizia l'allenamento vero e proprio, che termina alle 21.30. Abbiamo diversi allenatori: 2 per la mischia, 2 per i 3/4 e ovviamente l'head coach (Robert Cain). Duramente tutta la sessione di allenamento è a nostra disposizione un team composto da 2 o 3 fisioterapisti che fanno trattamenti individuali a chi ne ha bisogno, poi naturalmente il  medico, un video analyst ed il team manager. Qui è normale avere questi numeri nello staff.
Per il resto abbiamo a disposizione la palestra il lunedì e il mercoledì, a cui si aggiunge per chi lo desiderasse la sessione di piscina il lunedì sera come recupero post partita. 

7. Utilizzate anche video analisi e GPS?

La video analisi viene fatta ogni settimana dopo l'allenamento, per la partita del sabato successivo. La cosa bella è che il video della partita è disponibile online il giorno dopo della stessa. Il GPS lo abbiamo usato solamente per le semifinali e finali. 

8. Nutrizione, fitness (incluso il lavoro in palestra) e skills, da noi sono spesso poco curati, in Inghilterra sappiamo che non è così. Ci dai un quadro della situazione?

Come ti dicevo la parte di fitness viene fatta ad ogni allenamento come in Italia. Per quanto riguarda la palestra e la nutrizione ci vengono date tutte le informazioni e le possibilità ma poi sta ad ognuna seguirle o meno: ovviamente poi i risultati si vedono direttamente sul campo.

9. In cosa è diverso essere una giocatrice di rugby in Inghilterra rispetto all'Italia?

Dipende cosa intendi quando dici "diverso"? Lo sport che pratichiamo è sempre quello, ma forse parli del fatto che qui spesso le giocatrici iniziano a giocare da bambine o del fatto che a fine partita ci sono spessissimo delle piccole tifose (e giocatrici delle categorie minori o di altre squadre) che ti cercano per chiederti una foto o una firma sulle loro bandiere. Credo che sia la cultura del rugby la parte differente, non di per se essere una giocatrice. Se parliamo dell'aspetto tecnico-tattico sappiamo che l'Inghilterra è vice campionessa del mondo, quindi qualcosa in più di noi lo hanno di sicuro, ma non mi sento in grado di dare una spiegazione dettagliata riguardo a questo. 

10. Si parla spesso della necessità di alzare il livello tecnico del campionato di Serie A in Italia, quanto siamo distanti secondo te dal campionato inglese a livello tecnico? E' solo una questione di soldi?

Onestamente non saprei valutare il livello della Serie A in Italia oggi, io l'ultima partita nel campionato italiano l'ho disputata un anno fa. Personalmente ho avvertito una grande differenza nel ritmo e nell'intensità del gioco. Non parlerei di soldi come problema principale di uno sviluppo limitato in Italia, semplicemente qui iniziano a giocare e "respirano" rugby fin da quando sono bambine, cosa che da noi succede raramente, io per prima ho iniziato a giocare a 19 anni e frequentare i campi da rugby a 14. Qui giocano a scuola, di conseguenza le skills di base sono molto solide e credo che sia grazie a questo che si può lavorare meglio ed alzare il ritmo di gioco. 

11. Cosa fai per mantenerti a Londra? Stai studiando o lavori? Riesci a conciliare le cose? In Italia è molto difficile farlo...

Qui a Londra lavoro come ragazza alla pari in una famiglia di ex rugbysti: la mamma (Valentina) è italiana e giocava per Treviso e anche per la nazionale, mentre il papà (Milton) è inglese e ha giocato per Harlequins. Tengo i loro due bimbi di 3 e 1 anno (Adriano e Livia). Grazie alla loro disponibilità e flessibilità sono sempre riuscita ad allenarmi e giocare le partite, abbiamo sempre trovato il modo di organizzarci. Per ora non sto studiando, ma forse inizierò l'anno prossimo, ci sono ancora diverse cose da valutare. 

12. Si parla spesso del poco seguito che ha il campionato di Serie A femminile in Italia (mediamente non più di 200 persone per le partite di cartello e praticamente sconosciuto ai media), in Inghilterra com'è la situazione?

Forse ti sorprenderò anche qui: se escludiamo la finale di campionato dove il numero di spettatori era discreto, per il resto del campionato durante le nostre partite non avevamo una grandissima tifoseria. Non saprei dirti i numeri precisi (forse perché l'Allianz Park è molto "dispersivo") ma almeno per quanto riguarda le partite che ho giocato io non erano dei grandi numeri. Forse per le altre squadre è stato diverso ma non saprei dirti. 

13. Che rapporto avete con i giocatori della squadra maschile?

Rapporto con la squadra maschile? Inesistente! (ride, ndr). Forse è meglio che questa domanda non la metti!! Nel senso che loro si allenano in orari e campi diversi da noi quindi non li vediamo mai. Certo, possiamo andare a vedere le loro partite se vogliamo, ma io li ho "visti da vicino" solamente alla festa di fine anno della società, dopo la loro ultima partita di  campionato in casa. 

14. Tu hai giocato in Coppa Italia, si sta discutendo molto in questo periodo sulla necessità di modificare questa competizione. Cosa dovrebbe cambiare secondo te? E' ancora utile o si può fare altro per sviluppare il movimento?

La Coppa Italia per me è stata una bella esperienza che mi ha permesso di avvicinarmi a questo sport. Non essendoci squadre a 15 vicino a casa quando ho iniziato, sarebbe stato difficile disputare qualche partita. Forse qualcosa da cambiare c'è ma io non sono un tecnico e non credo di essere sufficientemente esperta da poter dire cosa sia meglio e cosa è peggio. So solamente che la Coppa Italia riesce ad avvicinare molte ragazze al rugby. Questo è quello che abbiamo... Per ora.  

15. A Livello di nazionale il prossimo obiettivo è sicuramente battere l'Irlanda nel Sei Nazioni (e crediamo che sia fattibile nel medio periodo), secondo te potremo mai competere con Inghilterra e Francia?

Sono positiva per il futuro. Le ragazze giovani sono sempre più brave e preparate, il movimento sta crescendo. Quindi, perché no? Magari ci vorrà ancora del tempo, ma secondo me la crescita c'è e non possiamo far altro che continuare a lavorare per arrivarci! 

16. Ultima domanda rimarrai con le Saracens anche la prossima stagione?

Per l'anno prossimo non so ancora, l'idea di rimanere c'è ma sto valutando diversi aspetti della mia vita che potrebbero portarmi altrove... Vedremo!

Una chiacchierata estremamente interessante e non possiamo che ringraziare Valeria per la sua disponibilità. Siamo certi che si toglierà ancora tantissime soddisfazioni qualunque maglia indosserà. Nell'attesa di rivederla in azzurro nel prossimo Sei Nazioni, non possiamo che ringraziare Valeria e continuare a fare il tifo per lei. 

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